CRISTIANO CREMONINI
Venerdì 25 febbraio 2022 – Agorà V
“Oggi alle cinque del mattino sono stata svegliata da una telefonata di mia madre con un messaggio shock: la guerra è iniziata!… Tutti possono aiutare, per favore non restate in silenzio!”. Queste le parole di Oksana Lyniv, ucraina, attuale direttrice musicale del Teatro Comunale di Bologna, prima donna chiamata a dirigere nel tempio wagneriano di Bayreuth e alla testa di una Fondazione lirico-sinfonica italiana.
Il sovrintendente del Teatro alla Scala di Milano Dominique Meyer, in accordo con il sindaco Giuseppe Sala, ha da poco inviato un messaggio al direttore d’orchestra russo Valerij Gergiev, attualmente impegnato al Piermarini per la produzione de La dama di picche di Cajkovskij, chiedendogli di prendere una posizione sull’azione di Putin, suo amico personale.
Eppure, soltanto poche ora prima, nel capoluogo emiliano-romagnolo, risuonavano le ultime note del concerto che invocava la pace, lanciato da un gruppo di artisti capeggiati dal pianista jazz Teo Ciavarella.
L’Arte, la Musica – linguaggi universali per eccellenza – sono le uniche vie che non conoscono confini, anzi, che hanno da sempre avuto il compito di infrangerli, di far dialogare le diverse culture che animano questo mondo. Anche Richard Wagner un secolo e mezzo fa riteneva che il “connubio del genio dei popoli” dovesse compiersi in nome dell’arte. La zona franca che allora permise questo incontro ideale fu Bologna, e oggi ancora questa città si propone di invocare la fratellanza attraverso una lodevole iniziativa, un Concerto per la Pace.
Niente filtri o effetti speciali, non siamo in un studio televisivo o su un set cinematografico, ma in un luogo più raccolto. Un “salotto” musicale bolognese rievoca magicamente la tradizione degli storici locali che furono il regno delle voci soffuse, confidenziali e della socialità: il “Bravo Caffè”.
Il tema della serata è imprescindibile, la Pace; a organizzarla Teo Ciavarella, stimato pianista jazz e docente di conservatorio che dal Gargano a metà degli anni ’80 si trasferì a Bologna per laurearsi al Dams (ricorda lui stesso durante la serata) muovendo i primi passi nel mondo della musica in un locale molto simile a questo, la storica cantina della Doctor Dixie Jazz Band, suonando accanto al mitico Henghel Gualdi, a Renzo Arbore e a Lucio Dalla, che lo volle subito nella folta squadra dei suoi validi strumentisti.
Ma veniamo subito alle due voci della serata, le vere protagoniste: Oxana Tchijevskaia, artista russa nata a San Pietroburgo, laureatasi con lode e menzione d’onore al Conservatorio Frescobaldi di Ferrara e Alexandra Syrkasheva, ucraina di Leopoli, studentessa di canto jazz al Conservatorio Martini di Bologna.
Tra gli ospiti del concerto, c’è un illustre membro nonché decano della band sopra citata (formazione orchestrale fra le più longeve al mondo): il trombonista Checco Coniglio. Accanto a lui l’esperto percussionista partenopeo Flavio Piscopo, forte delle collaborazioni con Murolo, Gragnaniello e Capossela, e non potevano mancare due giovani leve del Conservatorio Martini che Teo ha coinvolto nel recente progetto musicale in streaming dalla casa di Lucio, sede della Fondazione Dalla: il contrabbassista Sergio Mariotti e il batterista Francesco “Ciccio” Benizio.
Le toccanti voci di Oxana e Alexandra, simbolo di unione fra i due paesi da stamani ufficialmente entrati in conflitto, si fondono magistralmente insieme in un programma musicale ben strutturato, iniziato con la celeberrima canzone “Imagine”, composta da John Lennon nel ’71, un vero e proprio inno alla condivisione, “Blue Skies”, scritta dal compositore bielorusso Irving Berlin (autore della popolarissima White Christmas lanciata da Bing Crosby) per il musical Betsy del 1926: “Il canto dei bluebirds, per un mondo che non vogliamo mai dimenticare, mai perdere”, sottolinea la cantante russa prima di intonarla. Si prosegue con “In an mellow tone” di Duke Ellington, “Song for my father” di Horace Silver e “Perdido” (che Checco Coniglio ribattezza affettuosamente “perdizione del cuore”) del trombonista portoricano Juan Tizol, per concludere la serata con “One note samba” di Antônio Carlos Jobim e la famosissima “What a wonderful world” di Bob Thiele, portata al successo nel ’67 dall’inconfondibile voce di Louis Armstrong.
A caratterizzare il programma anche alcuni brani di Ciavarella scritti in collaborazione con Piscopo, come “African brother” e la suggestiva “Panarea” (località definita dal percussionista napoletano “il sud dell’anima”); ma il pubblico del Bravo Caffè ha avuto anche l’opportunità di ascoltare l’esecuzione in prima mondiale di “Mir” (pace in russo) scritta da Teo e Oxana poche ore prima per la particolare occasione. La composizione, insieme all’intero programma ha riscosso un caloroso successo, grazie anche alla simpatia e alla cordialità del “padrone di casa” Teo.