CRISTIANO CREMONINI

Venerdì 30 settembre 2022 – Agorà V

Fra la Città della Musica e i suoi figli artisti vige da sempre un’armoniosa corrispondenza. Al Museo Internazionale della Musica di Bologna, l’antico palazzo Donzelli che nell’Ottocento ospitò il Maestro Rossini, direttore artistico del Liceo musicale cittadino (ora Conservatorio statale “G.B. Martini”) si è tenuta la conferenza stampa di presentazione di “Sette canzoni al piano”, un album di inediti per pianoforte e orchestra del musicista, arrangiatore e produttore Celso Valli (Leone d’Oro alla carriera 2006), che proprio all’Istituto musicale bolognese si è formato, frequentando giovanissimo i corsi di Ettore Ballotta, e oggi vi tiene masterclass di composizione. L’artista, che si imbarazza sempre sentendosi chiamare “maestro”, figlio di un autore di canzoni melodiche, dagli anni ’70 ad oggi ha collaborato con alcuni fra i più grandi protagonisti del panorama musicale italiano e internazionale, basti citare Mina, Celentano, Vanoni, Baglioni, Mannoia, Ramazzotti, Giorgia, Bocelli… collezionando una serie incalcolabile di successi. A questo punto della sua carriera, ha sentito il bisogno di raccontare la sua vita, di mettersi al centro della scena e non più al servizio di grandi voci, diventando per la prima volta protagonista, e lo ha fatto scegliendo il linguaggio compositivo a lui più congeniale: la forma canzone, ereditata dal padre e suonata spontaneamente fin da piccolo. Ma queste sono canzoni “senza voce”, o meglio, componimenti in cui il pianoforte, suonato dallo stesso compositore, diventa voce solista e comincia magicamente a cantare. La raccolta che oggi, 30 settembre, esce in formato digitale e cd, è a tutti gli effetti una “autobiografia in note” supportata dalle più sofisticate forme di ascolto che la tecnologia odierna offre, come il Dolby Atmos.

Ne nasce un contenuto singolare descritto con entusiasmo dallo stesso Valli, che paragona l’esperienza immersiva d’ascolto, avvolgente e totale quanto quella vissuta in teatro come direttore al centro di una compagine orchestrale. Ed è proprio un’orchestra ad accompagnare il suo pianoforte, anzi due, per l’esattezza: la CV Ensemble Orchestra per i brani «A casa di Bice» (il cui incipit rimanda alle atmosfere di Éric Satie), «Strade», «Chiaro e scuro» (con arpeggi classicheggianti che si tramutano in puro blues), «L’ape sul piano», e la Budapest Scoring Orchestra, condotta da Péter Illényi (per i pezzi «2 gennaio», «Da lontano» e «Il settimo piano») che durante le fasi di registrazione ha costantemente dialogato con Celso in diretta web dalla capitale ungherese. Qui emerge in pieno la sua passione per l’armonia, la sua identità di arrangiatore scoperta da ragazzino (racconta lui in conferenza) quando, ascoltando dischi in vinile “si divertiva a sentire le strane cose che c’erano dietro alla voce del cantante”; nonché il rigore con cui affronta ogni nuova sfida artistica e la maniacalità nella cura dei particolari: “nessuno si accorge di un solo particolare, ma venti particolari fanno un capolavoro”, esclama Valli citando un dogma di Luchino Visconti. Un lavoro che, da ufficiale dichiarazione d’amore per la ‘musica leggera‘, spesso sconfina nelle atmosfere jazz, originaria passione di Celso, cofondatore di una big band nella Bologna di fine anni ’60, quando tutto il mondo jazz passava per la città dotta e non c’erano ancora le discoteche, ma ogni locale aveva la propria orchestra che offriva lavoro e possibilità di collaborare a tutti i giovani musicisti. Se la musica è la forma d’arte che meglio sa dialogare e fondersi con le altre, queste sette canzoni evocano immagini costanti, come se fossero colonne sonore di un film: ecco il cinema, altra passione di Valli, bolognese doc che si sente cittadino del mondo; artista poliedrico che rappresenta il perfetto connubio fra avanguardia e tradizione, ispirazione classica e sofisticata tecnologia.